Italia di malaffare

Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!

martedì 16 dicembre 2014

Ho incontrato l'amore

" 45..46..47.Questo è il mio posto" Sollevai il bagaglio e lo appoggiai sul sediolino accanto. Non mi sedeva nessuno di fronte o vicino. Feci cadere la testa all'indietro e socchiusi gli occhi. Ero stanco. 
Mancava qualche minuto alla partenza quando una sagoma snella prese forma dietro la porta traslucida della cabina. Dopo qualche istante si aprì ed entrò una ragazza, molto giovane, ancora acerba nei lineamenti. Mi guardò silenziosamente, e facendo cenno con occhi capì che avevo occupato il suo posto con il mio zaino. Lo tolsi frettolosamente e mi scusai. E a quel punto parlò "Figurati" Un'unica, solitaria, vagabonda parola, così insignificante, eppure sorrisi di gusto. Adorai quella parola. Non ero più stanco. 
Dopo poco il treno iniziò a viaggiare, ma io non potevo dormire. Io dovevo guardarla negli occhi e da quel posto non potevo farlo. Mi alzai e mi misi di fronte, e a bassa voce dissi "Mi piace stare vicino il finestrino, mi piace guardare la strada" Lei alzò il mento e aggiunse "Anche io, sembra di volare" E rise un pò imbarazzata.
'Non fermarti, continua a parlare. Ingozzami di pensieri, impressioni, parole a caso' ma non disse altro. 
Faceva freddo, lei indossava un ingombrante pullover, che sottolineava la sua minutezza, ed un cappello di lana color carne che le si adagiava sulle spalle, quasi a riprendere fiato. Ricordo una gentile treccia di capelli castani che le tramontava sulla guancia. E se ne stava lì a giocare con un elastico per capelli, niente cellulare, niente musica. "Dove sei diretta?" domandai all'improvviso. Non me lo aspettavo neanche io. Mi guardò "Dai miei nonni, e ne approfitto per staccare un pò il cervello. Ne ho bisogno, davvero." Riabbassò la testa, le si infreddolirono gli occhi, le spalle si strinsero al petto e serrò le gambe "Spero che troverai la tranquillità che cerchi" risposi io. Non volevo vederla così, come un fiore che si piega alla battente forza delle gocce di pioggia. Così le offrii un ombrello, e la invitai a ripararsi. E lei mi raggiunse. 
Parlammo per ore, senza sosta, una frase dopo l'altra, spontaneamente. Sorridemmo, ci guardammo. Abbiamo riso tantissimo. Ed intanto il tempo passava, sempre più in fretta, perchè non voleva vederci ridere. Ad ogni respiro notavo un altro particolare. Ad esempio aveva un tono di voce per ogni emozione: tristezza, passione, malinconia. E quando si intimidiva, si aggrappava alla treccia con entrambe le mani, come se fosse l'unico modo per non sprofondare. Aveva una risata delicata, piccola, discreta. E quando si abbandonava ad una risata un pò più scomposta, si copriva la bocca con le mani, come se volesse tenerne un pò per se,solo per se. Ad un certo punto le chiesi cosa volesse fare nella vita, e mi rispose qualche cosa. Non ricordo cosa. Cioè io provai a concentrarmi su quello che mi diceva, ma quando iniziò a parlare delle sue ambizioni, io mi persi. Ma realmente. Le si dipinse in viso un sorriso così semplice ed intenso che non credevo. Le labbra le si arricciavano di continuo, e quando sbadigliavano dovevo trattenermi dal non sorridere apparentemente senza motivo. Ma c'era un dettaglio che spazzava via tutto il resto, un unico specifico dettaglio. Il suo sguardo. Era sensuale, innocente. Era infinito. Mi ci stavo smarrendo. Avrei voluto che quello sguardo fosse solo per me, l'ho desiderato con tutto me stesso. Io volevo che quello sguardo lo conoscessi solo io. Chiudi gli occhi, ed aprili solo per me. Nascondilo, e spoglialo solo quando te lo chiederò io. Non potrei descriverlo, non potrei. Sentivo però di non poterne più fare a meno. Ad un tratto si ammutolì per guardare il paesaggio fuori. I suoi occhi si coloravano delle sfumature di colore che le piante e gli alberi riflettevano sul vetro. Ogni tanto accennava un riservato broncio, appena percettibile, e si incantava, e con il pensiero galoppava ben più veloce degli occhi.
Amava disegnare, era una piccola artista, ma come tutte le donne non ammetteva di essere brava. Eppure era chiaro non le importasse nulla, a lei piaceva farlo e questo bastava ampiamente. Mi raccontò perfino che amava la pioggia, l'aria fresca e l'odore di erba bagnata. Amava camminare senza una meta e guardarsi attorno, amava i dettagli, le cose nascoste, i segreti. Abbiamo parlato di tutto, e per qualche ora mi sono sentito affamato di qualcuno, per la prima volta nella mia vita. Avidamente le domandavo, e lei generosamente mi sfamava.
Dopo un pò ci guardammo, e i nostri sguardi si presentarono per la prima volta. Il blu dei miei ed il nocciola dei suoi si fusero in un singolo colore, irripetibile. 
 Ma l'appuntamento durò poco. Lei abbassò gli occhi e rimasi solo a fare l'amore. Fu così investita da una ventata di insicurezza. A momenti rompeva l'elastico che stringeva tra le dita, e il labbro che iniziò a mordersi temevo se lo divorasse d'un tratto. "Non parlo spesso con gli estranei, per questo mi sono un attimo congelata" Le sorrisi con gli occhi, ma dentro di me ridevo sguaiatamente. Forse ero riuscito ad imprimerle una lieve impronta. Lo speravo, lo desideravo. Lei, invece, mi aveva marchiato a fuoco nel petto.
Quando mancavano dieci minuti alla sua fermata, mi feci coraggio e le chiesi "Dobbiamo rivederci" con un malcelato tono di profondo entusiasmo. Lei allora mi fissò per qualche secondo e mi rispose "Io mi trasferisco dal prossimo mese, ecco perche sono qui ora" Annuì senza dire altro e le sorrisi forzatamente. 
Il capotreno chiamò la sua fermata. Lei si alzò, prese il piccolo zainetto che portava a mano,deliziosamente colorato a pastello, forse quando a scuola si annoiava tra un professore e l'altro, e si voltò verso di me. "Io scendo qui" La guardai e la salutai con un bacio sulla guancia. Adesso che avevo sentito anche il suo profumo,  non potevo più cancellarla. Scese sola così come era salita. Scese dalla mia vita così come era entrata, per sbaglio.
Con quel comico pullover e quelle scarpe da ginnastica un pò malandate, che una lunga striscia di orme da ricordare mi avevano lasciato.
Non la rividi mai più, e ora sono qua a disegnarne il suo viso nel riflesso del Sole sul mare. Poi all'improvviso una voce, un profumo, uno sguardo.

venerdì 5 dicembre 2014

Paura

Siamo tu ed io, da soli,
in questa stanza.
L'ho chiusa a chiave. Non puoi fuggire.
Guardami negli occhi, questa notte
sarà duello.
Ne uscirò rinnovato, fulgente, rinato,
o con te, fardello,
avvinghiato
agli occhi ed alle labbra.

Illuso, le tue parole sono nemiche
del tuo odore. Potessi vincere,
in questa stanza saresti solo.
Ma io ci sono, ed è buio,
ed è notte.
E' buio,
è notte!
Attento...arrivo!



sabato 12 luglio 2014

Ho spento anche il sorriso

Ho spento anche il sorriso,
per digrignare i denti
quando il gelo stritola.
Dalla collina capovolta
un orrida smorfia contratta.
Una goccia solitaria
può increspare la quiete
di un lago.
Spero sia caduta dalla mano
maldestra di un nembo.
Lo spero davvero.

mercoledì 25 giugno 2014

Odori

Odore di erba sudata,
odore di casa.
Odore di caldo, tanto caldo,
e di vento febbrile.
Odore di ricordi,
così tanti che dalla testa
traboccano,
tracimano
perchè son troppi
per contenerli tutti.
Con le mani
cerco di riacciuffarli,
ma sono delicati
e qualcuno s'infrange
sulla durezza di queste dita
sgraziate.
Ma i più grandi...
i più grandi li mantengo stretti
al petto
e negli occhi.
Le mie lacrime, mi chiedi?
Sono il segno che non li lascerò
fuggire.

lunedì 16 giugno 2014

Tremolanti briciole

Tremolanti briciole d'erba,
quanto loro contiamo su questa terra,
e come loro
a picco sul margine più insignificante
dell'immortalità
penzoliamo.
Aggrappati a questa altalena di carne viva
sospinta dagli ansiti di Dio.

Al suo ultimo amplesso
guarderemo negli occhi noi stessi
riflessi nello specchio della nostra
miseria.
Buttati che è morbido! Buttati!




giovedì 15 maggio 2014

Chi sei?

Chi sei?
Tu, delfino del bosco,
all'apparire losco,
selvaggio che tra le fronde
saltelli sull'accento
dell'onde.
Non ti ha mai rapito gabbia
mai domato da nessuna,
fin quando vedesti lei,
donna sole o donna luna?
Chi sei, delfino del bosco?

giovedì 8 maggio 2014

Tempo maledetto

Tempo maledetto, 
mi sfuggi dalle dita serrate, 
contratte.
Tra i tuoi occhi sanguigni 
ti pugnalerei a morte,
ma mi servi, non posso!
Sei acqua avvelenata per l'assetato,
ed io avido inseguo la cloaca 
che nascondi in petto.
Tu che hai inciso 
a fuoco nello sguardo il mio nome.
E' arrivato il momento degli interessi,
usuraio disgraziato?
Rimarrai solo una prostituta,
rimarrai solo un disgustoso carnefice.

Dietro la schiena celi l'arma
che mi trafiggerà, lo so.
Ma questo pugnale ora è troppo eccitante
per non donarmi.